Chi di noi non ha ricevuto la “stecca” da chi ci precedeva di scaglione per lasciarla a chi ci seguiva poi ?…se non tutti, tanti.

Ma dove nasce questa usanza ? cosa è (era) la “stecca” ?

La “Stecca” del IV RGPT

La “stecca” (o lustrino) era materialmente, un pezzo di legno di noce (delle dimensioni di cm 30,5 x 4,5 x 0,5) ad una delle cui estremità era presente un foro da cui proseguiva una fessura per tutta la lunghezza della stecca stessa. La finalità era quella di accogliere i bottoni della giubba della divisa (nonché del cappotto e del pastrano per le Armi a cavallo) che venivano inseriti nel foro e poi fatti scivolare lungo la fessura. Una volta inseriti tutti i bottoni nella stecca era possibile lucidarli senza sporcare il tessuto.

Costituente parte integrante del corredo individuale, il lustrino diviene ben presto simbolo di militarità ed anzianità di servizio, diffondendosi ben presto in tutti gli Istituti Militari. Presso di essi se ne conservava un esemplare (ovvero copia d’argento o d’avorio) nella sala dei cimeli storici e, ogni anno, veniva consegnato dal Capocorso anziano all’Allievo più giovane del 1° anno. In questo senso gli anziani, goliardicamente, cedevano in consegna le fatiche accademiche ai cappelloni, che le ereditavano con la pazienza. A partire dal 1870 a tale termine cominciò a sostituirsi quello di stecca, evidente richiamo al materiale ed alla forma del lustrino. La cerimonia ben presto si intrise di significato simbolico: il raggiunto traguardo della stelletta da Ufficiale da parte degli anziani.

L’ usanza si estese poi nel tempo anche fuori dagli istituti militari, nei vari reparti  diventando un rito tradizionale, che per molti assumeva e ha assunto un sapore particolare…il passaggio della stecca significava che l’anno di servizio militare era (o stava per esserlo) finito.