L’articolo scritto dai due Alpini del Gruppo di Firenze,  che si sono resi disponibili per dare un grosso aiuto a dei profughi ucraini bisognosi di cure in Italia.

Operazione recupero: Firenze, Pistoia,  Košice, Padova, Firenze

2600 km; 28 ore; 9 persone; 2 autisti, questi sono alcuni dei numeri che vengono fuori dal nostro viaggio. Salvezza per 9 persone ucraine, tutte provenienti da Kiev e giunte in treno, per fortuna senza incappare in bombardamenti, a Košice in Slovacchia vicino al confine. Bambine, mamme, mariti in dialisi, una accompagnatrice ed una mascotte, il cane.

Dietro questa esperienza c’è la volontà di aiutare di tante persone che costantemente cercano di lavorare sinergicamente e fare rete. Tutto è partito da un messaggio dalla comunità di  S.Egidio, che ha chiesto la disponibilità a effettuare un viaggio con un pulmino e relativi autisti per accompagnare alcuni profughi dalla loro sede in Slovacchia alla loro sede di Padova. Il tutto in in tempi stretti a causa della necessità di dialisi di alcuni di questi.

Dal momento della richiesta, si è avviata subito la ricerca del pulmino grazie a contatti col Rotary di Pistoia; il recupero dei fondi per il viaggio, carburante, autostrada e per il vitto ed alloggio dei due autisti messi a disposizione dal Gruppo Alpini di Firenze (casualmente due volontari Alpini di nome Andrea e… Andrea). Quindi l’immediata partenza. Recuperato il “van” nuovo di zecca messo a disposizione dalla “Anar noleggio” di Pistoia, si è partiti alla volta di Košice, il suggerimento datoci è stato di pernottare vicino al confine, in Ungheria, visto lo stato di affollamento delle strutture ricettive in Slovacchia.

Grazie al navigatore abbiamo fatto una deviazione un poco più lunga causa rallentamenti sul percorso in Slovenia che ci ha costretti a passare per la Croazia, ormai in notturna ma riscontrando la simpatia da parte degli esercenti per noi “pennuti” alle stazioni di servizio. Ovviamente come nostro primo viaggio si impara sempre qualcosa e la prossima missione sarà accompagnata da una carta che sancisce la nostra “operazione umanitaria” per permetterci di non pagare “Vignette” e/o pedaggi vari.

Quindi terminato l’avvicinamento all’hotel di frontiera ci siamo riposati per essere pronti l’indomani. Anche l’ultima frontiera non ha dato problemi e giunti al punto prestabilito siamo stati accolti nella struttura ospitante e presentati ai nostri futuri compagni di viaggio.

Qui una sorpresa, oltre a non sapere l’Italiano, nessuno sapeva una parola d’inglese, neanche i bambini di età tra i 12 ed i 14 anni, e quindi si è ricorso al linguaggio universale dei gesti e delle parole chiave convenzionali, come ad esempio toilette o hamburger, per stabilire le soste. In realtà date le necessità mediche e le relative indicazioni ricevute le soste erano programmate ogni due ore.

I passeggeri sono stati calmi e rispettosi dei tempi concordati per i ristori e qualche scambio di vedute c’è stato grazie all’interpretariato prestato da altri profughi ucraini, che viaggiavano con le loro macchine, incontrati durante le fermate e che hanno fraternizzato con il nostro gruppo. Fortunatamente loro parlavano inglese e quindi è stato facile comunicare.

Anche al ritorno c’è stata una deviazione per dei lavori sul percorso e quindi abbiamo fatto una breve “gita turistica”, sempre a bordo del pulmino,  per il centro di Budapest. La via del ritorno nonostante la deviazione è stata senza neanche un posto di frontiera da passare, con estremo sollievo per tutti. Infine grande emozione per i nostri “passeggeri” quando hanno realizzato che stavamo rientrando in Italia, leggendo il cartello autostradale con scritto Venezia, ormai prossimi alla destinazione finale di questo lungo viaggio.

Alla sede di S. Egidio di Padova accoglienza dei profughi e disbrigo delle pratiche burocrati.

Breve parentesi culinaria nel quartiere studentesco per i due Andrea e poi ripartenza verso casa con tappa a Pistoia per riconsegna del mezzo.

Andrea Giachetti, Gruppo Alpini di Firenze

Andrea Mazzini, Gruppo Alpini di Firenze