Il 25 Agosto p.v. in occasione dell’ottantesimo anniversario della morte del Maggiore degli alpini Ettore Martini si svolgerà a Castellina in Chianti (SI) una piccola cerimonia presso il monumento a lui dedicato e inaugurato nell’ ottobre 2018.

ETTORE MARTINI – Maggiore degli alpini (1869 – 1940)

Nato Macerata Feltria in provincia di Pesaro Urbino nel 1869,  si arruola volontario nel 1889 nel corpo degli alpini e dopo aver frequentato la Scuola di guerra a Verona viene impegnato in Trentino dal 1900 al 1910.

Volontario nella guerra di Libia e capitano al comando della 67a compagnia del battaglione “Pieve di Cadore”, agli ordini del generale Antonio Cantore, ottiene una medaglia di bronzo e una d’argento per il valore dimostrato durante i combattimenti a Sid Omar e El Karruba.

Al rientro in Italia gli viene assegnato il comando della 64a compagnia del battaglione “Feltre” col grado di maggiore.

Allo scoppio della prima guerra mondiale passa al comando del battaglione “Val Chisone”, col quale si rende protagonista della conquista di una cengia, sul Piccolo Lagazuoi, che prenderà il suo nome (Vedi capitolo sotto).

Per le azioni militari condotte sul Piccolo Lagazuoi , il Martini viene decorato con  una medaglia di bronzo, una d’argento e una croce al merito di cavaliere della Corona d’Italia. Promosso al grado di tenente colonnello ottiene vari incarichi temporanei fino alla fine del conflitto.

Congedatosi nel 1919, va a vivere nei pressi di Siena. Muore a Castellina in Chianti (SI) il 25 agosto 1940.

LA CENGIA  “MARTINI”

Durante la Grande Guerra la linea del fronte dei combattimenti tra l’impero austro-ungarico e il Regno d’Italia passa tra il Sasso di Stria e il piccolo Lagazuoi e tagliando la zona del passo Falzarego. Qui i due schieramenti militari si fronteggiano a poca distanza.

Gli italiani si attestano sulle 5 torri e sull’Averau mentre gli austriaci occupano la cima del Piccolo Lagazuoi e il Sas da Stria. Proceduta da numerose ricognizioni notturne sul posto, attraverso un terreno roccioso molto aspro e difficile, nelle  immediate vicinanze delle posizioni austriache, il 18 e il 19 ottobre 1915 due plotoni di alpini del “Val Chisone” occupano la cengia posta a metà della parete del Piccolo Lagazuoi.

Sotto il commando del Maggiore Ettore Martini, gli alpini riescono ad occupare la Punta Berrino, lo spigolo roccioso che si protende in avanti a est dell’Anticima e  si attestano sulla cengia che attraversa la parete meridionale del Piccolo Lagazuoi da ovest a est.

Questa cengia si rivela essere una posizione privilegiata per colpire la postazione Vonbank austro-ungarica a difesa del passo di Valparola, una vera spina sul fianco degli Austriaci perché consente agli italiani di colpire dall’alto le trincee del passo.

Questo tratto della cengia prenderà successivamente il nome Martini dal Maggiore artefice di questa occupazione. Gli austriaci tentano invano di cacciare gli italiani dalla cengia “Martini”, che nel frattempo viene fortificata. Col tempo infatti la cengia  viene dotata di camminamenti, cucine, mensa, magazzino, telefono, stazione teleferica, posto di medicazione, fucina, falegnameria, fureria. Si costruiscono  baracche-ricovero addossate alla roccia e capaci nel totale di offrire ricovero a 140 uomini della truppa.

Viene inoltre scavata una galleria per permettere di raggiungere la cengia dalla base della Punta Berrino e proteggere i portatori dall’artiglieria del Sasso di Stria. Un’altra galleria, detta dell’Anfiteatro, sarebbe dovuta sbucare sopra le trincee austriache sul versante occidentale della cengia per attaccarle dall’alto ma non viene completata.

Attorno alla cengia “Martini” la lotta infuria per tre anni. La maggior parte degli sforzi degli austro-ungarici su questo fronte sono concentrati nel tentativo di allontanare gli italiani dalla cengia; ben 4 mine vengono fatte esplodere sulla montagna creando il grande ghiaione che oggi si vede alla base del Lagazuoi. Solo la ritirata italiana del novembre 1917 mette termine alla contesa.

Oggi, dopo un grande lavoro di recupero è possibile visitare un tratto della stessa utilizzando  un sentiero adatto ad escursionisti (sentiero costruito in seguito al crollo parziale della galleria),  ove si possono vedere i resti dei ricoveri, delle baracche, dei camminamenti, gradini e i basamenti di cemento delle cucine e la galleria dell’Anfiteatro. E’ stata ricostruita inoltre la baracca ufficiali che è anche ben visibile sulla destra salendo in funivia.

Fonte: sito “lagazuoi.it”