La “Campagna di Grecia”
Il 28 Ottobre 1940, il Regio Esercito Italiano inizia l’offensiva verso la regione dell’ Epiro in Grecia. E’ il primo atto della campagna di Grecia.
Quella di Grecia è stata la maggior singola campagna mai intrapresa dal Regio Esercito nella seconda guerra mondiale. In sei mesi di ostilità infatti vengono inviate al fronte 28 divisioni (23 di Fanteria, 4 di Alpini e 1 Corazzata, altre 2 divisioni di Fanteria arrivarono in Albania ormai a campagna conclusa) e 4 Reggimenti autonomi (3 di Cavalleria, 1 di Granatieri) per un totale ,all’aprile 1941, di 513.500 effettivi .
Nella memoria collettiva è rimasta spesso “offuscata” da altre tragedie che coinvolsero l’Italia e il nostro esercito, con un numero di perdite superiore, come la “Campagna nel Nord Africa” e da quella di Russia.
Eppure la campagna di Grecia dovrebbe essere ricordata, non solo per il sacrificio di tante giovani vite, ma anche, a nostro avviso, perché emblematica dell’ impreparazione politica e militare con cui venne affrontata la guerra.
Antefatti
Le tensioni tra il Regno d’ Italia e il Regno di Grecia nascono decenni prima, con la forte influenza del primo sullo stato indipendente dell’ Albania nato nel 1912 , in particolare per la questione dei territori meridionali, abitate in egual numero da Albanesi e Greci.
La situazione peggiora durante gli anni venti, specialmente dopo l’ascesa al potere di Mussolini, e che sfociano con la crisi di Corfù del ’27. Neanche l’instaurazione di una regime fascista in Grecia da parte di Metaxas nel 1936 e per molti versi simile a quello in Italia, dopo un primo periodo di apparente riavvicinamento, migliora le relazioni tra i due Stati, che ben presto torna carica di tensioni.
Nell’ Aprile 1939 il Regno d’Italia invade l’ Albania. Al termine di una campagna quasi incruenta, la corona di Albania da Zog I d’Albania passa sulla testa di Vittorio Emanuele III. Il governo Greco, preoccupato da questa mossa cerca e trova l’appoggio della Francia e dell’ Inghilterra, che promettono di scendere in guerra al fianco del Regno di Grecia in caso d’aggressione italiana allo stato ellenico.
La mossa italiana di spostare 4 divisioni sul confine greco-albanese mette in allarme la Grecia, che inizia la mobilitazione dell’ esercito ed approntare piani di difesa, mentre a sua volta il Regio Esercito Italiano appronta piani di attacco (“Emergenza G”), che allo scoppio del secondo conflitto mondiale vengono però momentaneamente abbondonati. La Grecia invece non smobilita, malgrado la dichiarazione di neutralità, e anzi la mobilitazione delle proprie forze armate mette in evidenza alcune lacune organizzative che vengono subito colmate. Si può affermare che un anno prima dell’inizio delle ostilità l’ esercito greco è già pronto, a differenza di quello italiano.
Dopo un primo periodo di rispetto della neutralità, nei vertici del governo Italiano si rifà strada l’aperta ostilità nei confronti del Regno di Grecia. Mussolini, che aveva spostato il suo interesse sulla Jugoslavia, ordina al comandante delle forze italiane in Albania, generale Prasca di prepararsi ad eventuale attacco all’ Epiro, malgrado il parere non proprio favorevole di una parte dello stato maggiore del Regio esercito.
L’ intervento della Germania nazista, che non ha interesse ad aprire un nuovo fronte nei balcani, ferma i piani italiani, tanto che lo stesso Mussolini nell’ Agosto del 1940 ordina di bloccare ogni iniziativa contro la Grecia. La campagna propagandistica, organizzata da Ciano e Jacomoni (tra i fautori alla guerra contro la Grecia) cessa improvvisamente come era cominciata.
Ma l’occupazione tedesca della Romania nell’ Ottobre del 1940, provocano una reazione nel governo italiano. Lo stesso Mussolini si sente “tradito” da Hitler, che per l’ ennesima volta lo ha messo davanti al fatto compiuto senza alcuna consultazione preventiva. Il piano “Emergenza G” venne tirato fuori dai cassetti.
Iniziano quindi i preparativi, in maniera frettolosa e superficiale. Viene sottostimato l’eventuale risposta greca all’ invasione di una parte del suo territorio (l’Epiro appunto), così come non viene neanche considerato il fattore climatico, visto che almeno nei programmi l’intera campagna durerà pochi giorni. Nemmeno il rifiuto della Bulgaria di supportare l’ attacco italiano, ferma la macchina bellica messa in moto. La guerra contro la Grecia sarà la nostra “Guerra Lampo”, al pari dell’ operazioni attuate fin li dal nostro alleato tedesco.
Si arriva quindi all’ alba del 28 ottobre allo scadere dell’ ultimatum posto da Mussolini a Metaxas il 20 Ottobre, un ultimatum ad hoc, che chiede condizioni che non possono essere accettate dalla Grecia.
Alle 6,00 in punto (per alcuni fonti già alle 5,30 mezz’ora prima della scadenza dell’ultimatum) le divisioni italiane, al comando del Generale Prasca iniziano l’ offensiva, su tre direttrici.
La “Julia”
Tra le divisioni di prima linea che iniziano l’ attacco vi è la Divisione Alpina “Julia”, che è posta sulla direttrice più a Nord.
La Divisione “Julia” è composta in origine dal 8° Reggimento Alpini (Battaglioni “Tolmezzo”,”Gemona” ,e “Cividale”), , dal 9° Reggimento Alpini (Battaglioni “Aquila”, e “Vicenza”), dal 3° Artiglieria da Montagna (Gruppi “Conegliano” e “Udine”) più altri reparti minori e il Battaglione Genio per oltre 9000 uomini tra ufficiali e truppa più di 2300 quadrupedi.
Gli ordini impartiti dallo Stato Maggiore sono chiari, rapida avanzata, bloccare i passi di Metzovo e di Drisko, tagliando le comunicazioni tra le truppe elleniche in Epiro con quelle in Tessaglia, proteggere il fianco Nord delle altre due direttrici d’attacco. Costituire una linea di rifornimenti si, ma contando su una logistica autonoma, in quanto non avrà appoggio dalle retrovie. Si prevede una minima se non nulla reazione greca e l’operazione durerà nei piani non più di 5 giorni.
E infatti gli Alpini della “Julia” partono con viveri e munizioni per 5 giorni, così come il foraggio per i muli, come da ordini.
Ma alla rapida avanzata non risponde una debole risposta dell’ esercito greco, anzi, e ben presto la “Julia” deve ritirarsi attaccata dai fianchi dalle unità greche. I 5 giorni di “esaltante e rapida avanzata” prevista dai piani italiani diventano 15 giorni di durissimi e sanguinosi scontri.
Il 10 Novembre il grosso dell’ 8° si raccoglie a Konitsa, al confine albanese, il 9° si attesta sulla sella del Cristobasileus. La Divisione ha perso 1700 effettivi in 12 giorni di combattimenti.
Nel fango dovuto all’incessanti precipitazioni ,subentra la divisione “Bari” a cui viene affidato il 9° Reggimento, mentre il resto della “Julia” si riorganizza a Premeti. La pressione greca però è forte e costante, e gli italiani devono lasciare Cristobasileus e attestarsi più indietro. La “Julia” viene ben presto rimessa in linea. Alla “Bari” viene ceduta l’ 8° con il Gruppo “Conegliano”, il resto del 9° con il Gruppo “Udine” si attesta a difesa del ponte di Perati sul fiume Sarandaporos.
L’attacco greco non perde vigore. Tra il 16 e il 21 Novembre infuriano sanguinosi combattimenti che costringono gli italiani a restringere le linee. La sera del 21 è chiaro che il ponte non può essere più tenuto visto l’ arrivo di nuove unità greche e viene fatto saltare.
La situazione è drammatica, il ripiegamento continua, la strenua resistenza degli Alpini e di altre unità del Regio Esercito servono solo a rallentare l’avanzata ellenica, le perdite crescono. Dopo un periodo di riposo l’offensiva Greca riprende. Siamo alla vigilia di Natale. Il 10 Gennaio, quel che resta della “Julia” viene inviata a difendere il punto di congiunzione tra “i Lupi di Toscana” e la “Bari”. Il 25 dello stesso mese viene fatta tornare nelle retrovie per riorganizzarsi. In questo periodo ha perso 3.700 uomini, tra ufficiali e truppa.
Il 22 Febbraio la “nuova” Divisione “Julia”, forte di 10.500 elementi, viene riassegnata al fronte sotto il comando del XXV Corpo d’ Armata, e sostituisce la “Legnano” nel settore del Golico e dello Scindeli. Per tutto il mese di Marzo si susseguono scontri sul Golico, lo Scindeli, il Beshishtit e sulla stretta di Dragoti.
I Battaglioni “Cividale” e “ Gemona” vengono decimati nel tentativo di riconquistare il Golico.
La battaglia si conclude il giorno 24 Marzo dopo l’ennesimo tentativo fallito di prendere quota 1143. Altri 4000 uomini si aggiungono alla già lunga lista di perdite.
Ma nel frattempo lo scenario è cambiato. Hitler, decide di invadere i Balcani e posticipare l’invasione della Russia. I panzer tedeschi dilagano in Jugoslavia prima in Grecia poi, partendo dall’ alleata Bulgaria.
L’esercito greco non può resistere all’ attacco tedesco sferrato dal confine bulgaro (6 Aprile), avendo peraltro concentrato le sue migliori unità sul fronte albanese e inizia a cedere. Neanche il corpo di spedizione britannico, inviato in fretta e furia nel febbraio 1941 in Grecia proprio in previsione di un attacco tedesco è sufficiente per fermare le divisioni della Wermacht che il 27 Aprile entrano in Atene, 4 giorni dopo la resa ufficiale dell’ esercito greco, che si trovava ora accerchiato nell’ Epiro.
Con il mutare della situazione, il Regio Esercito può iniziare la contro offensiva, e la “Julia” raggiunge il canale di Corinto, dove rimane a presidio dopo la resa della Grecia. Vi rimarrà fino alla primavera del 1942, quando verrà richiamata in Italia per prepararsi a quella tragedia che sarà poi la campagna di Russia.
Il tributo di sangue alla campagna di Grecia della “Julia” non è finito. Nella notte tra il 28 e il 29 Marzo, il piroscafo Galilea che sta rimpatriando il Battaglione “Gemona” viene silurato…dei 1278 uomini a bordo si salvano solo in 248.
Ma non solo la Julia…
Anche se la “Campagna di Grecia” ha segnato l’inizio del mito della “Julia”, dopo l’esito negativo dell’ offensiva dell’ Ottobre e il rischio indotto dalla pronta controffensiva greca, lo Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano inviò anche altre tre divisioni Alpine…La “Pusteria”, la “Cuneense” e la “Tridentina”, oltre al 1° Gruppo Valle e altre unità, che pagarono anche loro il loro tributo di sangue durante questa campagna.
La “Pusteria”
Composta dal 7° Reggimento Alpini (Battaglioni “Feltre”, “Pieve di Cadore” e “Belluno”), 11° Reggimento Alpini (Battaglioni “Bassano”,”Trento” e “Bolzano”), 5° Reggimento Artiglieria da Montagna (Gruppi “Belluno”e “Lanzo”) e dal Battaglione del Genio, inizia il suo dispiegamento in Albania nel Novembre 1940.
Viene schierata immediatamente, se pur incompleta e priva di salmerie, sul monte Chiarista e sul monte Timori, tanto è grave la situazione sul fronte. Tra Dicembre e Gennaio sostiene numerosi scontri difensivi contro le forze greche che puntano sulla cittadina di Berati.
Alla data del 9 dicembre 1940, con soli 2500 uomini, la Divisione “Pusteria” tiene 25 km di fronte; il 5º Reggimento artiglieria non è ancora in linea mentre i battaglioni Belluno e Bolzano sono impegnati in altre zone.
Nel Marzo viene impegnata in altri combattimenti tra Selanj e Dobrusha. Dal 12 aprile partecipa all’offensiva finale dirigendosi per Leskovik. Il 23 aprile occupa Stratsami in territorio greco. Nel Maggio fa ritorno in Albania per essere poi trasferita in Montenegro a Podgorica, dove presidia la zona scontrandosi con le prime forme di resistenza jugoslava, prima di essere rimpatriata nell’ estate del 1941 e inviata a presidiare i territori alpini francesi tra Grenoble e Digne.
La “Tridentina”
Costituita dal 5° Reggimento Alpini (Battaglioni “Morbegno”,”Edolo” e “Tirano”), dal 6° Reggimento Alpini (Battaglioni “Verona”e Vestone”), dal 2° Reggimento Artiglieria da Montagna (Gruppi “Bergamo” e ” Vicenza”) e dal Battaglione Genio, è la seconda grande unità alpina assieme alla “Pusteria” ad essere mandata a tamponare le falle che si aprono sul fronte Greco-Albanese.
Dal mese di novembre, la Divisione viene trasferita in Albania e impiegata, dal 15 novembre (con forze parziali) sul fronte greco-albanese nel settore di Korča per fronteggiare l’avanzata delle truppe greche. Il 23 novembre è quasi al completo, nel settore Q. Padines e Guri i Copit. Ai primi di dicembre arretra sotto la spinta greca.
In febbraio sostiene un duro attacco greco nel settore Guri i Copit, persa e riconquistata varie volte. Il 13 aprile una parte della Divisione avanza su Voskop. Il 19 aprile partecipa all’offensiva dirigendosi verso Leskovik e Ersek che raggiunge il 23 aprile. Conclusa la campagna di Grecia, nel mese di aprile la Tridentina rientra in Italia e accantonata nella zona fra Torino, Rivoli e Asti, da dove poi partirà per seguire la “Julia” e la “Cuneense” nelle steppe russe.
La “Cuneense”
Nello scenario di rafforzamento delle linee la divisione alpina Cuneense, composta dal 1° Reggimento Alpini (Battaglioni “Ceva”,”Mondovi” e “Pieve di Teco”) , dal 2° Reggimento Alpini ( Battaglioni “Borgo San Dalmazzo”, “Dronero” e “Saluzzo” ), dal 4° Reggimento Artiglieria da Montagna (Gruppi “Mondovi” e “Pinerolo”) oltre al Battaglione del Genio, è l’ultima divisione a sbarcare in Albania il 14 dicembre 1940 e proprio grazie al suo pronto impiego che viene sventato il pericolo di un aggiramento dell’11a Armata nella valle dell’Osum.
In condizioni meteo pessime, che hanno trasformato il territorio in un enorme ammasso di fango, La Divisione “Cuneense” mostra tutto il suo valore in numerose battaglie di contenimento, spesso contro forze più consistenti.
La Cuneense difende con tenacia nei giorni 21 e 24 dicembre 1940 il Faqja Gurit, e respinge gli attacchi dei greci, mentre era attestata a quota 1.620 e 1.655, con la esigua perdita di 26 soldati.
L’11 marzo del 1941 la Divisione passa al comando del suo mitico Gen. Emilio Battisti. L’impiego della Cuneense nei Balcani termina con la conquista di Dibra.
Dopo la resa della Grecia la Divisione Cuneense viene rimpatriata nel maggio 1941 per poi partecipare alla campagna di Russia, dove si compirà il suo tragico destino prendendo il triste nome di “Divisione martire” .
1° Gruppo Alpini Valle
Inviato in Albania nella seconda decade del Novembre 1949, i Battaglioni Alpini “Val Tagliamento” e “Val Fella” vengono assegnati alla Divisione “Julia”. Il Battaglione Alpini “Val Natisone” e messo a disposizione del XXV corpo d’armata
Il Battaglione Alpini “Val Cismon”: ricostituito nel Gennaio del 1941 viene immediatamente inviato in Albania nel Gennaio 1941 e inquadrato con il XXV° Corpo d’Armata.
Perdite
La campagna di Grecia costò alle forze italiane 13 755 morti, 50 874 feriti, 12 368 congelati, 52 108 ammalati e 25 067 dispersi; circa il destino di questi ultimi, 21 153 di essi furono prigionieri di guerra catturati dai greci e liberati nell’aprile 1941, gli altri risultano in massima parte caduti non identificati: sommando anche i morti negli ospedali per ferite e malattie riportate nella campagna (non calcolati con precisione), il totale delle vittime italiane è stimabile in più di 20 000. La Regia Aeronautica subì la perdita di 65 aerei in azione (32 bombardieri, 29 caccia e 4 ricognitori) e 14 distrutti al suolo, più altri 10 velivoli danneggiati gravemente e 61 lievemente; tra gli aviatori si contarono 229 morti e 65 feriti in azione. Stime ufficiali delle perdite greche indicano 13 408 morti e 42 485 feriti, altre stime indicano circa 14 000 morti, tra 42 500 e 61 000 feriti e 4 250 dispersi.
Occupazione
Dopo la resa della Grecia e la successiva occupazione di Creta da parte tedesca, venne instaurato un governo “fantoccio” , strettamente sotto il controllo Italo-Tedesco.
La Germania nazista occupò militarmente le zone strategiche della Grecia: Macedonia centrale e orientale con il porto di Salonicco, la capitale Atene, le isole dell’ Egeo settentrionale e una gran parte di Creta.
Al Regno di Bulgaria fu assegnata la Tracia.
Il resto della Grecia fu sotto il controllo del Regio Esercito; affidata all’XI Armata, rappresentando un impegno gravoso per l’Italia quanto a uomini e risorse impiegate. Anche se molto discontinua quanto a opposizione armata incontrata, la resistenza greca fu molto attiva nelle regioni settentrionali, Epiro e Tessaglia, mentre nel Peloponneso e nelle isole non fu mai particolarmente forte .
Questo fino all’ 8 settembre del 1943…ma questa è un’ altra storia.
Fonti: Blog “Maidur”/ La Julia nella seconda guerra mondiale; Sito soldatinionline.it; Sito secondo66.it; Sito vecio.it; Sito storiestoria.wordpress.com ; Sito labassa.org; Wikipedia e molti altri ancora…di cui non ho preso nota e a cui chiedo venia
L’ invasione della Grecia fu un colossale errore politico e soprattutto strategico; gli ingenti mezzi e truppe potevano essere impegnati, con più utilità, in Affrica settentrionale
Aver invaso Malta invece che la Grecia avrebbe forse in effetti portato più vantaggi
Il fratello di mia madre era della JULIA , 3° reggimento art da montagna che divenne poi chiamata nella campagna di Russia la divisione “Miracolo ” , mio zio dicevo , non ha partecipato alle operazioni in Grecia per malattia , poi per la Russia è partito e non più ritornato , caduto il 31 /01 / 43 a Shebekino in combattimento. L’impreparazione dell’esercito italiano era ben nota allo stato maggiore dell’esercito, ” solo la marina , e parte l’aviazione erano abbastanza,a in salute ” nonostante si procedette alle varie campagne di aggressione , con risultati ben noti ,intere generazioni di tutta Italia vennero spazzate via ,impoverendo le regioni del nostro paese di braccia che vennero a mancare dopo la ritrovata libertà e democrazia per ricostruire l’Italia .quando assisto alle cerimonie dei nostri caduti dei vari fronti di guerra , alla frase ” sono caduti da eroi” , non sono daccordo, la frase giusta da scrivere ” martiri” sacrificati per megalomania di un solo uomo .
Forse occorrerebbe anche citare i pigionieri italiani caduti nel fronte Greco-Albanese sin dal novembre 1940
Salve, poiché anche mio padre partecipò alla campagna militare in Grecia nel periodo fine dicembre -fine aprile, desidero sapere in quali località si trovò a muoversi per il teatro delle operazioni militari. in subordine, a quale indirizzo email dovrei inoltrare la presente richiesta. Preciso che fu inquadrato nella Divisione Bari
– Reggimento 139°
Porgo cordiali saluti
Augusto Savastano
Un disastro politico e militare, una guerra insensata contro un Paese, la Grecia, con la quale avevano relazioni di amicizia e con la quale condividevamo millenarie tradizioni di cultura. Un prezzo di sangue altissimo che la passata generazione ha subito! Il diario autografo di un Ufficiale comandanted di una delle compagnie del btg.Cadore,(in mio possesso) descrive le amare vicende del suo battaglione partito in treno da Calalzo il 17 novembre 1940. Traspare nel racconto l’incredibile calvario e sacrificio degli alpini gettati nella mischia quando ormai si consumava la disfatta, senza preparazione, senza supporto logistico e con armamenti obsoleti! Vengono altresì riferiti i comportamenti eroici di alcuni suoi ufficiali che purtroppo ancora riposano sullo sperone di Galina di Ciaf.
POVERA ITALIA UNA GUERRA FATTA CON SSCARPE DI CARTONE E CON FUCILI DELLA 1 GUERRA MONDIALE MA,,, PENSATE SIA CAMBIATO QUALCOSA DA ALLORA’ NEL PRIMO ANNO DEL COVID PERSONALE SANITaRIO SENZA MASCHERINE…..